TROTE.....INSOLITE

La pesca alla trota, come ormai tutti i pescatori urlano, si pratica in MOVIMENTO!!
Vero? Nel 99% dei casi si, ma che ti inventi se, dopo una settimana di lavoro e di stress, il pesce non mangia? Te ne torni a casa con un bel cappotto? Faresti la fortuna del tuo barista di fiducia, ne sono certo, ma di sicuro l'amaro in bocca che ti rimane non è solo quello della birra. 
Per evitare ulcere e depressione vi mostrerò qualche "trucco disperato", per salvare la giornata e sopratutto la dignità di pescatore che è in te.
Premetto che queste tecniche sono valide per lo più in laghi a pagamento, dove è possibile utilizzare anche un minimo di pasturazione, o un'esca viva. Ora vediamo insieme queste 3 tecniche, dove la nostra azione di pesca sarà pressochè statica.
PESCA CON IL VIVO 
Questa tecnica, si pratica usando una canna da inglese o bolognese non più di 4 metri, un mulinello sul quale metteremo un nylon da almeno 0.20, una boetta scorrevole che va dai 3 ai 7 gr in base al lancio che si vuole fare, un amo del 10 abbastanza robusto. Semplice vero? Beh.... circa; la montatura va fatta accuratamente, ma il difficile sta nel reperire le esche: l'alborella!


Questo piccolo pescetto, è la chiave per esorcizzare il demonio del cappotto (senza l'uso scorretto dell'etanolo). Prima di catturare la nostra ambita esca, informatevi se si può praticare la pesca col vivo e, sopratutto, se sono presenti nel lago. Una volta chieste le varie info, procediamo con la cattura: utilizziamo un galleggiantino da 0.10 gr ed un amino del 20 con 2 bigattini, si lancia vicinissimo alla sponda e, se le nostre amiche ci sono, non tarderanno a mangiare.
Una volta prese le alborelle procediamo all'innesco: prendiamo il nostro amo, lo infiliamo bucando entrambe i lati della bocca,infine controlliamo se il pescetto nuota vivacemente.
Come vi dicevo prima, la lenza con la quale cercheremo i nostri trofei di base è semplice, ma ha un paio di accortezze che fanno la differenza, specialmente quando la sfiga attacca!
Spiegarlo sarebbe lungo e complicato, vi lascio un disegno, spero si capisca bene.
PESCA CON LA BOLOGNESE
Avete presente la classica pesca della carpa nei laghetti? Bene, questa tecnica utilizza sia le stesse esche, che la stessa montatura, ma con una pasturazione diversa. Partiamo dalla cosa più importante: l'esca; quest'ultima varia dal mais aromatizzato (preferisco aromi forti come aglio o gambero), al pellet (sempre al gusto pesce o gambero), ai bigattini dove consentito. 
                         Pellet all'halibut
                        Mais aromatizzato
                      (ce ne sono di diversi
                                    gusti)
Questo metodo di pesca utilizziamolo solo se il pesce è schiacciato sul fondo, quando non notiamo pesci in superficie, oppure quando proprio siamo disperati e la crisi di nervi è dietro l'angolo. 
L'azione di pesca si svolge nei primi 15/20 metri, in base alla profondità dello spot (se la giornata è calda cercatelo più a fondo possibile!). Si inizia lanciando 2 o 3 chicchi alla volta a distanza di pochi secondi, per un totale di una trentina di chicchi circa (cercate di essere precisi nei lanci, in modo da concentrare il pesce in una piccola zona). Ora ti starai chiedendo se sono pazzo, ma ricordati che nei laghetti a pagamento, il pesce proviene da allevamenti, ed il rumore che le nostre esche provocano cadendo nell'acqua incuriosisce le nostre prede, in quanto in allevamento, quel rumore, sancisce l'ora del pasto.
 Una volta pasturata la zona, passiamo alla montatura:
Come possiamo vedere, la lenza è molto semplice, difatti l'unica accortezza che abbiamo è il piombino guardiano. Questo piccolo pallino, che fa arricchire i nostri dentisti, sarà il nostro migliore amico, ci indicherà la minima toccata del pesce. Ma come faccio a capire a che distanza metterlo dall'amo? Innanzi tutto, bisogna misurare accuratamente la profondità dello spot. Una volta sicuri della profondità, si "aumenta l'acqua" di 15/20 cm in più, rispetto al fondo, al galleggiante, posizionando il piombino alla stessa distanza dall'amo... Si da spiegare è un casino, lo so, ma vi faccio un esempio così capirete subito: se nel nostro spot il fondale è profondo 150 cm, noi metteremo il galleggiante a 165 cm di distanza dall'amo. Notiamo che c'è una differenza di 15 cm, e, quest'ultima, sarà la distanza che il piombino deve avere rispetto all'amo. 
Ok ci siamo! Abbiamo la lenza pronta e la zona pasturata, ora lanciamo e aspettiamo, giusto? No, purtroppo non è così semplice. L'azione di pesca è abbastanza dinamica, pur sempre rimanendo seduti. Mi spiego meglio: per pescare correttamente, bisogna mantenere la pasturazione costante,lanciando ogni 2 minuti qualche grano di pellet/mais. Una volta fiondata la nostra pastura,bisogna lanciare subito in mezzo a quest'ultima. Cosi facendo, molte mangiate potranno arrivare in calata! Provare per credere.
PESCA A "FEEDER"
Eccoci qui con l'ultimo disperato tentativo, e,quando dico disperato, intendo proprio che il passo successivo è il cappotto, nonché una seduta dall'analista. Questa tecnica va utilizzata solo in casi disperati, perché non sempre funziona, e alle volte risulta un po noiosa. 
Vediamo come funziona nel dettaglio: l'attrezzatura che ci serve è la seguente:
- canna da feeder da almeno 10 piedi e che lanci almeno 70 gr
- pasturatore classico da 40 gr 
- palline salva nodo 
-girella 
-fluorocarbon
-flotterino per la pesca col vivo 
- amo del 8/6 
Vi mostro brevemente,con un disegno, la lenza che dovremo costruire:
Per questo metodo "MacGyveriano" utilizzeremo l'acquadella viva, riempiendo il pasturatore con dei bigatti, si hai capito bene.
Dove sta la logica, se sul bigattino mangia l'acquadella? Eh è proprio qui il bello! Partiamo dal presupposto che i pesci piccoli, se vivono insieme a dei predatori, tendono a stare attaccati a riva, o nei primi 2 metri di sponda. Sapendo ciò, noi andremo ad effettuare il lancio abbastanza lontano dalla riva, così da evitare l'affollamento di pescetto. Ma se pasturo coi Bigatti, otterrò il risultato opposto? Ehm... non esattamente. Pasturando coi Bigatti, è vero che attiriamo anche pesci piccoli, ma cercando i predatori si sa... dietro al pesce  piccolo c'è quello grosso. La logica di questa tecnica è quella di attirare il pesce foraggio, facendo poi trovare la nostra esca nel posto giusto e, sopratutto, al momento giusto.
Ovviamente, ripeto, è un rimedio davvero rischioso, ma alle volte davvero ti salva la giornata. 
Vi lascio alcune catture fatte con queste tecniche, e ricordate di non mollare mai, a prescindere dai vari "buona pesca", e dalle sfighe di tutti i giorni.

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